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"Che si dia all'aperto o al chiuso, che scruti nella penombra di un interno domestico o si inoltri nell'anonimato degli spazi affluenti, in pieno sole, la parola di Socci è sempre un tramite percettivo e cognitivo, qualcosa che ha della camera oscura (una impressione istantanea e rovesciata, soggettivamente) ma insieme ha del teatro della crudeltà (una sensazione netta e raggelata, oggettivamente)." (dalla Nota di Massimo Raffaeli)